Il Progetto

Lo scopo di questo sito è quello di stimolare e incentivare lo studio dei graffiti medievali e di creare una sorta di “rete” che permetta di approfondire, su territorio nazionale (e internazionale), l’indagine delle antiche testimonianze esposte.

Chi procede all’analisi ecdotica delle diverse tipologie di graffiti in ambiti laici o religiosi, oltre a riflettere sull’intenzione originaria dei rispettivi autori, non può non considerare le caratteristiche del luogo, il contesto visivo e, quando possibile, il particolare momento storico in cui vengono eseguite le incisioni: l’ubicazione del santuario, il valore intrinseco ed estrinseco che esso assume nell’immaginario del visitatore e la presenza di reliquie o di specifici soggetti sacri o profani scolpiti, dipinti su tele, tavole, crocifissi e pale d’altare o affrescati sulle pareti, sono fattori che influenzano sempre la sostanza e il contenuto delle testimonianze. Per elaborare teorie corrette sulle motivazioni che spingevano i viandanti ad incidere è necessario un metodo scientifico di indagine ed elaborazione dei dati che consideri tutti questi aspetti. Solo dopo aver raccolto un campione sufficiente di informazioni è possibile capire le varietà dei graffiti e le rispettive analogie e differenze da un punto di vista contenutistico. Per riuscire a generalizzare il fenomeno, infatti, non vi è altra soluzione, a nostro avviso, che considerare i singoli graffiti e i singoli contesti non come esempi di realtà particolari ma come parti componenti un fenomeno più esteso e diffuso.

In Italia manca uno studio unitario, approfondito e organizzato delle incisioni a sgraffio. La scoperta e l’indagine nei vari siti è quasi sempre legata ad iniziative private e individuali, quando invece l’argomento meriterebbe uno sguardo d’insieme, magari un centro studi dedicato. 

La ricerca delle testimonianze graffite non è semplice: vi sono delle difficoltà tecniche dovute allo stato di conservazione dei santuari, delle pareti e degli stessi affreschi. Inoltre anche quando l’iscrizione è visibile, è necessario l’utilizzo di apparecchiature fotografiche prestanti e speciali fari per orientare la luminosità in radenza in modo da aumentare il risalto dei tratti incisi. Talvolta non è sufficiente un’unica ricognizione nel sito, anzi non è un fatto insolito, in particolare negli ambienti esterni, scoprire nuovi graffiti ad ogni passaggio e questo perché l’intensità, la diffusione e l’inclinazione della luce naturale cambiano di giorno in giorno e di ora in ora. Fondamentale è sempre lo sfondo sul quale vengono incisi i tratti, se esso è uniforme e colorato, lo stacco cromatico dell’inciso è più chiaro ed evidente

La condizione del graffito è sempre legata a quella dell’affresco, anche se a volte interviene il restauratore che per recuperare l’aspetto originale del dipinto è disposto a sacrificare i segni posteriori. Il nemico mortale dello sgraffio è proprio lo stucco e non è un caso che alcune splendide e antiche iscrizioni, siano state ripigmentate, scialbate o stuccate, perdendosi per sempre. Un destino talvolta ineluttabile che di certo non ha mai agevolato lo studio e la ricerca di questa particolare categoria di testimonianze. La bibliografia in materia è ancora piuttosto scarsa, né può considerarsi un fatto nuovo che di tutte le tipologie di scritture esposte, quella che sicuramente è stata la più trascurata da epigrafisti, paleografi, storici e ricercatori è proprio il graffito medievale. Lo studio delle iscrizioni è quanto mai multidisciplinare considerata la grande varietà dei segni convenzionali o figurativi, dalle scritte in un latino non scevro di abbreviazioni o in volgare, agli stemmi nobiliari e cavallereschi, da simboli esoterici di varia natura, a veri e propri disegni graffiti anche di ottima fattura. Ulteriori e non meno rilevanti difficoltà sono legate all’esegesi di questo particolare tipo di fonte: lo studioso non può infatti avvalersi di una solida tradizione, per l’informalità che contraddistingue l’oggetto stesso della ricerca, ed è costretto a dotarsi di sempre nuovi punti di riferimento metodologico, di volta in volta adatti alle particolarità dei singoli casi.

Un’indagine e un confronto di tutte le testimonianze presenti, compresi i vari simboli, gli stemmi e gli scudi nobiliari, permetterebbe anche di capire quali fossero in passato i percorsi privilegiati o le motivazioni che facessero preferire alcune vie a scapito di altre, in relazione anche al titolo o alla classe sociale del viandante. Riportando un pensiero dello storico Levi:fenomeni dati per sufficientemente descritti e compresi, mutando scala di osservazione assumono significati del tutto nuovi, in grado di essere generalizzati almeno nel loro carattere formale di interrogazione della realtà, anche se costituiti su dimensioni relativamente piccole, adottate sperimentalmente”[1].

[1] G. Levi, A proposito di microstoria, in Burke P., a cura di, La storiografia conteporanea, Roma, 2007, pp. 111-134

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